"Lo Sapevi Che?"
In natura, tutti i semi dovrebbero germogliare.
Sì, avete letto bene il nostro titolo: in natura, tutti i semi dovrebbero germogliare! Ma a volte questo non avviene, capiamo insieme perchè.
Esistono 3 fattori che incidono su una germogliazione, ovvero:
• La qualità del seme acquistato
• Il corretto utilizzo dell’acqua
• La tecnica di germogliazione usata
Iniziamo dal punto uno, la qualità del seme. Se andremo ad acquistare un seme di basso livello, con poca vitalità, il risultato di germogliazione non sarà soddisfacente, anche se avremmo applicato una tecnica perfetta, i nostri sforzi non saranno ripagati. Ma cosa si intende per scarsa qualità? Sul mercato ci sono molti semi “deboli”, ad esempio perchè hanno subito una essiccazione a temperatura troppo elevata oppure perchè sono stati decorticati male, spezzati o ancora sono stati conservati in maniera sbagliata, ad esempio con un livello di umidità eccessivo.
Quindi il consiglio più spassionato che possiamo dare, è di acquistare semi biologici, non trattati chimicamente, provenienti da fornitori specializzati nella germogliazione, dove la qualità è spesso certificata dagli enti preposti, dove i lotti sono sempre controllati e la quantità di smercio è tale da rendere disponibile sempre un prodotto fresco.
Passiamo al secondo punto, il corretto utilizzo dell’acqua. Quasi tutte le tipologie di seme vanno reidratate, più o meno a lungo, questa è la fase iniziale chiamata “ammollo”. Anche se questa azione viene fatta correttamente, c’è sempre l’incognita dell’essiccazione; se i semi sono troppo secchi, probabilmente verranno reidratati lentamente e non uniformemente. È capitato a tutti, anche quando si cucina, che alcuni semi rimangono in fondo al recipiente e non galleggiano, quelli sono i cosiddetti “semi vuoti” ovvero senza embrione, quindi sono semi morti e non germoglieranno.
Il peggior nemico di una germogliazione ottimale è l’umidità; i semi possono pre-germinare se tenuti in un ambiente troppo umido, in alternativa possono ossidarsi e infine si possono sviluppare muffe. È superfluo dire che in questi casi la germogliazione è compromessa, i semi potrebbero avere un odore sgradevole e addirittura marcire, a quel punto dovremmo gettare l’intera produzione.
La tecnica di germogliazione non è altro che la procedura con la quale un seme diventa una giovane pianta: l’embrione contenuto nel seme fuoriesce, diventando a tutti gli effetti un germoglio, se messo a contatto con un substrato di coltivazione, diventerà un microgreen.
Esistono diversi tipi di coltivazione indoor, si possono utilizzare appositi germogliatori in vetro o in plastica, vasi, vassoi, strutture idroponiche oppure è possibile creare zone di germinazione con substrati di diverso genere: torba, perlite, fibra di cocco, juta, polpa di cellulosa.
Temperatura, umidità, luce e ossigeno sono fattori fondamentali per una corretta tecnica di germogliazione. È consigliabile tenere una temperatura costante, tra i 20° e i 23°C. L’umidità ambientale deve essere elevata nelle prime fasi di coltivazione, intorno all’85% per non fare disidratare il seme. Per quanto riguarda la luce, è importate ricordare che finchè il seme non è emerso dal substrato deve rimanere al buio, successivamente ha bisogno di luce per molte ore al giorno, infatti è consigliabile utilizzare anche delle lampade artificiali. L’ossigeno è fondamentale per favorire la fotosintesi della pianta.
A conclusione di questo “Lo Sapevi Che?” vogliamo darvi un’ultima curiosità a proposito di semi germogliati. Se è vero che tutti i semi dovrebbero germogliare, è anche vero che non tutti sono commestibili! I giovani germogli di pomodori, peperoni e melanzane (le Solanacee) e anche quelli di rabarbaro sono tossici. I fagioli germogliati (ad eccezione del Mungo e del Azuki) devono essere consumati cotti.